Siamo ormai all’ultimo giorno della nostra spedizione in India. Cerchiamo di non pensare alla nostalgia che già ci pervade al pensiero del ritorno alla vita di tutti i giorni e vi raccontiamo delle visite ai “nostri” villaggi del Kerala: Puruthipara e Pozhyoor. I due villaggi sono situati in due territori piuttosto diversi tra loro: Pozhyoor è un villaggio della costa abitato soprattutto da pescatori e molto popoloso; Puruthipara è organizzata in una piccola comunità immersa nella foresta. Queste differenze si riflettono sulla popolazione dei due villaggi e ci hanno portato anche a differenziare i nostri interventi.
Puruthipara è una comunità di Dalit, termine con cui si uniscono gli appartenenti alle caste più basse ed umili; anche se formalmente la separazione in caste è stata abolita già da molti anni, purtroppo queste divisioni sono ancora evidenti nell’India di oggi. Quasi tutti gli abitanti lavorano il bamboo, un’attività poco redditizia e in questo contesto sociale è frequente l’abbandono delle famiglie da parte dei padri. Le donne sono per la maggior parte casalinghe; negli ultimi anni molte hanno scelto di trasferirsi nei paesi del Golfo Persico, dove trovano facilmente lavoro come domestiche. Questo tipo di emigrazione ci deve ricordare quello di molti nostri nonni, che con il lavoro all’estero contribuivano alla sopravvivenza delle famiglie rimaste in Italia.
I nostri interventi per i bambini di Puruthipara si concentrano soprattutto sul mantenimento del tuition center, il doposcuola, dove sono seguiti nei compiti e ricevono corsi integrativi da insegnanti qualificati. Il doposcuola è praticamente indispensabile per loro, in quanto la scuola pubblica è spesso inefficiente e sovraffollata. Al termine del primo ciclo scolastico (10 anni) i bambini devono sostenere un esame di licenza, e spesso arrivano a questo traguardo senza le basi necessarie per affrontarlo, a meno che non frequentino durante l’anno le tuition private, inaccessibili per le classi più povere.
Ciò che ci ha colpito di più di Puruthipara è la grande coesione tra gli abitanti, che è andata via via aumentando dopo i nostri interventi. Il tuition center, oltre che un doposcuola, è diventato un vero e proprio centro di aggregazione, in quanto si svolgono anche attività extrascolastiche come lezioni di danza o atletica che appassionano gli abitanti. Siamo andati a Puruthipara per ben quattro volte ed ogni volta l’accoglienza che ci hanno offerto è stata calorosa ed emozionante. Hanno danzato e recitato per noi coinvolgendoci nei loro balli, e facevano a gara per essere fotografati e per parlare con noi!
Il villaggio di Pozhyoor si presenta con una situazione meno serena. La comunità, composta tutta da pescatori, è molto più grande, per cui è stato quasi impossibile portare avanti un progetto unitario come invece è stato fatto per Puruthipara. A peggiorare le cose è diffusa tra gli uomini la piaga dell’alcolismo.
A Pozhyoor sosteniamo 50 bambini aiutandoli nelle spese scolastiche, in quelle di puro sostentamento e nelle cure mediche, soddisfacendo anche eventuali “urgenze”. Dato che il villaggio è molto grande non riusciamo a mantenere un doposcuola per tutti i bambini: al momento attuale sponsorizziamo un tuitioncenter serale esclusivamente per i nostri “adottati”. Abbiamo inoltre aperto un libretto bancario a nome di ciascun bambino dove versiamo i soldi che avanzano dopo aver pagato tutte le spese necessarie dell’anno.
Da un paio di anni nel villaggio è iniziato anche il progetto sport, un modo per togliere i bambini dalla strada. I piccoli hanno a disposizione un campo di calcio ed uno di pallavolo, e vengono organizzati dei veri e propri tornei con le altre squadre dei villaggi vicini.
Con il budget delle adozioni di Pozhyoor riusciamo anche a sostenere le cure mediche per Devilson, il papà di due nostri bimbi che ha subito un’operazione di trapianto dei reni ed ora sta seguendo la terapia antirigetto.
Infine con progetto a parte, da aprile del 2008, paghiamo le spese per le cure di Bareetha, una ragazza che abbiamo conosciuto circa un anno fa. Aveva i reni compromessi e l’unica soluzione per lei sembrava fosse un trapianto. Oggi, dopo un anno di terapie, i dottori che la seguono parlano di miracolo, nemmeno loro si aspettavano un risultato così. Bareetha sembra che non abbia più bisogno di un trapianto: ha ricominciato a studiare per diventare maestra. Ora, finalmente, sorride.
Alessandra, Alberto, Lina, Sabrina.