Le lesioni da decubito, o lesioni da pressione, rappresentano negli ultimi anni un significativo problema sanitario in quanto l’aumento dell’età media della popolazione e la cronicizzazione dei processi patologici hanno generato un notevole incremento della loro prevalenza sia in ambito ospedaliero sia in quello territoriale. Alla luce di ciò è facile dedurre che tale problema è destinato a crescere in ragione dell’aumento della popolazione in età avanzata.
Il trattamento di questa patologia deve coinvolgere in modo attivo e integrato professionalità diverse, volte ad attuare una pianificazione di interventi e un approccio multidisciplinare che favorisca una visione sistemica del problema dal punto di vista clinico, farmacologico e assistenziale.
La lesione da decubito, cosa è quali sono le caratteristiche
Per lesione da decubito si intende una lesione tissutale a evoluzione necrotica che interessa la cute, il derma e gli strati sottocutanei, fino a raggiungere, nei casi più gravi, il muscolo, la cartilagine e l’osso. Il principali meccanismi fisiopatologici che determinano l’insorgenza delle lesioni da decubito sono lo stiramento e la prolungata e/o eccessiva pressione esercitata tra piano d’appoggio e superficie ossea, tale da provocare uno stress meccanico sui tessuti e un’alterazione della circolazione ematica locale, mentre le condizioni che svolgono un ruolo di concausa sono lo sfregamento e l’umidità. Possono dare luogo a complicanze quali infezioni, ipoproteinemia, anemia, osteomieliti e setticemie. Clinicamente le lesioni si osservano in sedi particolarmente predisposte, come le prominenze ossee e insorgono in seguito al decubito prolungato in posizione obbligata. I pazienti immobilizzati per compromissione della funzionalità neuromotoria e gli anziani allettati rappresentano le categorie più esposte ma la presenza di malattie sistemiche concomitanti come in particolare il diabete mellito, l’insufficienza renale,l’ immunodepressione, i disturbi circolatori, la disidratazione e l’obesità costituisce un’ulteriore aggravante.
Come intervenire
Il primo intervento consiste nel valutare lo stato nutrizionale tramite il monitoraggio del peso corporeo, dello stato di idratazione, dell’assunzione di proteine (il cui apporto in caso di lesioni da decubito deve aumentare fino a 1,5 gr./Kg di peso corporeo ideale per la funzione di cicatrizzazione, rivascolarizzazione e rigenerazione dei tessuti), del fabbisogno di vitamine A,C,E (per la stimolazione della sintesi del collagene), del corretto apporto di alcuni sali minerali come selenio, zinco, manganese e rame (per la loro azione nel processo di riepitelizzazione). Infine, il fabbisogno energetico aumenta di circa 200-600 Kcal/die per la grande richiesta di energia che richiede il processo di cicatrizzazione e maturazione del nuovo tessuto.
Un altro importante intervento consiste nel mobilizzare in modo regolare e costante l’individuo allettato, in quanto il cambio posturale rappresenta la prima forma di difesa dell’organismo contro la compressione. Questa deve essere ridotta anche mediante l’utilizzo di dispositivi e ausili antidecubito, come cuscini ad acqua o ad aria, materassi a pressione alternata o continua, talloniere ecc…, in quanto permettono di tollerare meglio l’immobilità tra un cambio di postura e l’altro.
L’igiene della cute
Oltre agli interventi sopracitati è di fondamentale importanza la cura e l’igiene della cute, che deve essere mantenuta costantemente pulita e idratata mediante l’utilizzo di detergenti con Ph fisiologico debolmente acidi, moderatamente schiumogeni, non profumati e non irritanti. L’applicazione di oli protettivi o creme idratanti ed emollienti può contribuire a ripristinare il mantello idrolipidico e a mantenere elastica la cute, la pasta a base di ossido di zinco al 10% ha proprietà lenitive, idratanti,impermeabilizzanti e un Ph fisiologico e può rivelarsi utile se vi è rischio di macerazione della cute. Il latte detergente è invece adatto per l’igiene e la protezione delle pelli delicate e sensibili, mentre la crema base idrata l’epidermide e non unge. Se possibile, deve essere evitato l’uso di detergenti sgrassanti o soluzioni alcoliche, l’applicazione di talco o di polveri protettive e il contatto con la pelle con materiali impermeabili. È importante ricordare che la detersione va effettuata anche sulla zona circostante la lesione, utilizzando saponi, a Ph fisiologico o debolmente acidi, e acqua. Può essere utile l’applicazione di creme grasse o di olio dermoprotettivo e di pasta all’ossido di zinco come protezione dall’azione di eventuali preparati ad azione proteolitica e dall’effetto allergizzante e irritante di alcuni disinfettanti o antibiotici. Un approccio corretto alla lesione da decubito è quello di considerarla come una ferita e come tale deve essere messa nelle condizioni migliori per rimarginare. Il principio basilare consiste nel favorire la guarigione rispettando l’ambiente naturale nel quale avvengono i processi di riparazione tissutale, quali la granulazione e la riepitelizzazione, ed evitare le condizioni che la rallentano.
La medicazione
La medicazione ideale deve garantire un’ossigenazione adeguata e favorire la rimozione di essudati e tessuti necrotici, poiché questi ultimi sottraggono l’ossigeno necessario alla riproduzione delle cellule epiteliali, deve mantenere un micro ambiente umido per favorire la proliferazione cellulare, garantire le condizioni ottimali di temperatura,essere bio compatibile, mantenere la cute perilesionale integra e asciutta, proteggere l’ulcera dai danni meccanici e dalla contaminazione batterica e mantenere l’equilibrio acido-base , la cui alterazione provoca modifiche del processo riparativo. Tali requisiti vengono meglio soddisfatti dalle cosiddette “medicazioni avanzate”, ma è utile ricordare che qualsiasi trattamento topico, per quanto efficace, deve essere sempre integrato con una corretta mobilizzazione, igiene cutanea e apporto nutrizionale.